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HomeReportagemalnate.org video eventi17 marzo 2021 Malnate 160° Unità d'Italia un bassorilievo in gesso di Lino Malinverno

17 marzo 2021 Malnate 160° Unità d'Italia un bassorilievo in gesso di Lino Malinverno

 

 

 

CLX anniversario dell’Unità d’Italia

Il 17 marzo 1861, dopo la vittoria nella II guerra di indipendenza e la spedizione dei Mille, a Torino, prima capitale del paese, veniva formalmente costituito il regno d’Italia, la cu corona fu assunta da Vittorio Emanuele II di Savoia, padre della Patria. Si concludeva così, almeno in parte, quel processo di unificazione denominato “risorgimento” che, non senza lutti e sofferenze, aveva visto cadere la dominazione straniera. In realtà mancavano ancora all’appello: Roma e Venezia, che sarebbero entrate a far parte del regno solo nel decennio successivo, mentre per Trento e Trieste occorrerà attendere la I guerra mondiale.  Questo processo di unificazione e liberazione, passò anche dalla nostra città. Accadde il 26 maggio 1859. Dopo lo scontro di Biumo, i Cacciatori delle Alpi, guidati da Garibaldi, inseguirono gli austriaci lungo la strada per Como scontrandosi nuovamente a San Salvatore, lasciando sul campo una vittima, quel garibaldino che ancora oggi riposa nel nostro cimitero.

Il comune di Malnate, per celebrare il 160° anniversario dell’Unità d’Italia, ha scelto di ricordare proprio Giuseppe Garibaldi, il più carismatico tra gli uomini che compirono l’impresa. Lo ha fatto valorizzando un bassorilievo in gesso opera di un nostro concittadino, Lino Malinverno, un artista che andrebbe riscoperto e rivalutato dopo anni di oblio. Lino, Paolo all’anagrafe, era nato a Malnate, il 26 gennaio 1917. Nel solco della tradizione che vedeva Malnate come terra dei “pica prea”, aveva fatto studi specifici diventando marmista di professione e artista per passione. La lavorazione della pietra molera si perde nella notte dei tempi: l’arenaria di Malnate fu utilizzata già partire dal XV secolo in opere architettoniche di grande valore come la chiesa di Santa Maria del Monte e la Collegiata di Castiglione Olona. Potremmo quindi definire Lino, “ul Lilota” come veniva affettuosamente chiamato, l’ultimo erede di una tradizione secolare di scalpellini. La vita non fu tenera con lui. Sposato con Giuseppina Bellinzoni, ebbe un unico amatissimo figlio Antonio, morto a soli sette anni nel 1963 per una forma di leucemia. Il monumento funebre, che rappresenta la “Maternità”, presente nel nostro cimitero, fu realizzato in collaborazione con un altro grande artista locale, lo scultore Felice Mina, originario del Mulin Trotto.  Non è solo un’opera d’arte, esprime questo dolore tremendo per la perdita del figlio da cui Lino non si sarebbe mai più risollevato del tutto.  Lino morì poi il 9 febbraio 1995. Scomparsa anche la moglie alcune sue realizzazioni, anche solo bozzetti, finirono nella cripta della chiesa prepositurale di San Martino, dove sono custodite fino ad oggi.

Tra di queste vi è il bassorilievo in gesso dominato dalla figura di Giuseppe Garibaldi. La scena però non è risorgimentale e rimanda ad un’altra epoca della storia del nostro paese, la resistenza. Resistenza che fu vissuta da molti come una riproposizione, nel mutato contesto storico, proprio di quegli aneliti di libertà e unità che erano stati propri del risorgimento. In un paesaggio montuoso si vedono infatti due figure appaiate, quella di un alpino e quella probabilmente di un partigiano che si muovono concordi brandendo il fucile con la baionetta innestata. Sullo sfondo un grande sole risplende: il sole dell’avvenire. Lino era stato alpino e aveva vissuto in prima persona il dramma dell’8 settembre 1943, allorché l’armistizio con gli alleati lasciò il nostro esercito abbandonato a se stesso in balia delle ritorsioni germaniche. In Montenegro molti nostri soldati continuarono la lotta, dando vita ad una Divisione partigiana intitolata proprio a Giuseppe Garibaldi, combattendo accanto ai partigiani jugoslavi contro l’occupazione nazista. Sembra quindi che il cerchio si chiuda. Lino infatti, nel 1986 aveva anche realizzato la lapide marmorea per il 40° della proclamazione dalla Repubblica, commissionato dall’ANPI, che si trova all’esterno dei giardini comunali.

Maurizio Ampollini

 

 

 

 

 

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